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Una città buona per i bambini è una città buona per tutti

Una città buona per i bambini è una città buona per tutti, e’ una delle frasi più note e ricorrenti che da parecchi anni Francesco Tonucci ci propone.  L’affermazione racchiude un concetto importante che riguarda la politica, e la progettazione urbana delle città a favore della migliore convivenza e qualità di vita delle persone.

Una politica che prende atto dei diritti dei bambini, ascolta i bambini e li coinvolge nelle decisioni di governo, ottenendo un risultato molto più ampio e addirittura globale: quello di trasformare lo spazio urbano rendendolo a misura di tutti i cittadini.

“Se progettiamo le nostre città affinché siano sicure, accessibili e a misura di bambino, saranno automaticamente migliori per tutti.” – Enrique Peñalosa, ex sindaco di Bogotà. Discorso di insediamento come sindaco di Bogotà (2016)

Basti pensare, ad esempio, alle questioni che riguardano la sicurezza, la mobilità, l’accessibilità e l’inclusione, aspetti che se presi in considerazione nella progettazione urbana, permettono la nascita, o la trasformazione di spazi comuni che offrono una migliore qualità di vita alle persone.

Promuovere una città a misura di bambino non significa infantilizzare la città e neanche offrire molti servizi e spazi dedicati ai bambini, ma garantire loro e all’intera collettività, il diritto allo spazio pubblico.
La visione di sviluppo e la pianificazione urbana sono argomenti fondamentali quando si cerca una trasformazione delle città, ed entrambi si collegano direttamente con l’atteggiamento della classe politica nella gestione e il governo di una società, evidenziandone i principi, le regole, le procedure, le priorità’. In poche parole, la governance.

Chi e’ delegato a decidere (perché di questo si tratta, almeno nelle democrazie occidentali), deve decidere su aspetti che influiscono sulla qualità della vita e sul benessere di tutti i cittadini: trasporti, alloggi, strutture, servizi e altro. Per farlo adeguatamente, deve quindi considerare l’ampio spettro di destinatari di queste decisioni.

“Le città hanno la capacità di contenere e nutrire persone di tutte le età,
e i bambini in particolare, altrimenti possono fallire miseramente.”
Jane Jacobs, architetta e attivista canadese, in “Morte e vita delle grandi città americane” (1961)

Tonucci invita a collocare proprio i bambini al centro delle decisioni politiche che riguardano la città. I bambini come garanzia di attenzione ai bisogni di tutte le categorie più deboli e che anche loro, rivendicano dei diritti sulla città, come le donne, i disabili, gli anziani, gli immigranti, gli adolescenti, ecc.

Proposta che va in netto contrasto col modello convenzionale sul quale sono state create le città di oggi e cioè a favore di un cittadino tipo, maschio, adulto, lavoratore e motorizzato.

L’esperienza di questi più di 30 anni del progetto “La città dei bambini”, nel quale i sindaci, assessori, e altre figure con potere decisionale in diversi paesi al mondo, hanno imparato ad ascoltare i bambini, ha dimostrato che il coinvolgimento dei bambini nel governo delle città ha un impatto positivo reale sul benessere e sulla felicità delle persone.

Ascoltare i bambini, garantire il diritto al gioco e alla mobilità, favorire l’incontro, il passeggio e concentrarsi sull’estetica e sul riordinamento urbano è un obiettivo raggiungibile.

“Se vogliamo città più sicure, più sane e più sostenibili, dobbiamo iniziare ascoltando i bambini.” – Jan Gehl, architetto e urbanista danese. “Città per la gente” (1996)

Come ben dice Francesco Tonucci nel suo libro “La città dei bambini”, la città moderna ha visto uno spostamento verso la separazione e la specializzazione, con spazi distinti destinati a funzioni e individui diversi: ”posti diversi per persone diverse, posti diversi per funzioni diverse. Il centro storico per le banche, i negozi di lusso, il divertimento; la periferia per dormire. Poi ci sono i luoghi dei bambini, l’asilo nido, il parco giochi, la ludoteca; i luoghi dei vecchi, l’ospizio, il centro anziani; i luoghi della conoscenza, dalla scuola dell’infanzia all’Università; i luoghi specializzati per le compere, al supermercato, il centro commerciale. Poi c’è l’ospedale, il luogo della malattia (cit. Lewis Mumford)”

E’ quindi ovvio che il modello di sviluppo urbano ha avuto una ricaduta significativa sul tessuto sociale e sul senso di comunità all’interno delle città, cosa che evidentemente non e’ compatibile con la visione di una città buona per tutti.

– Ma da qualche parte, qualcosa inizia a cambiare. –

Le vecchie città, spesso diventate dei veri e propri centri commerciali, stanno iniziando a combattere per la loro sopravvivenza, per essere più vivibili e più vicine ai propri cittadini, per riconquistare lo spazio pubblico perduto, e finalmente ridare la città in mano ai suoi legittimi destinatari: tutti i cittadini nel loro complesso.

Questo nuovo tipo di pianificazione urbana richiede innanzitutto di determinazione e volontà politica, sensibilità e visione strategica per combattere i grandi problemi di status quo, dei problemi di mobilità esistenti, magari originati da situazioni storiche, economiche e sociali, e che sono state accompagnate da una pianificazione urbana sconsiderata.

Una pianificazione urbana che ha urgente bisogno di cambiare le priorità, mettendo al primo posto i cittadini che vanno a piedi, in secondo luogo i ciclisti, poi i trasporti pubblici, e per ultimo, i veicoli privati.

Francesco, citando la bibbia, ci propone un bellissimo passaggio di Zaccaria, “nelle piazze di Gerusalemme i vecchi siederanno ciascuno col bastone nella mano e saranno piene di bambine e bambini che giocano…

Ed e’ questo il punto: bisogna dirigersi verso il futuro, ma guardando al passato, alla piazza, all’agorà della città greca che inizialmente costituiva l’intersezione simbolica tra sfera pubblica e quella individuale, per poi andare avanti nel tempo, nel foro romano, dove tra le altre cose, gli abitanti si incontravano e interagivano tra di loro tra i banchi del commercio, tra i quali i bambini scorrazzavano allegramente.

“La città dei bambini è quella in cui i bambini possono andare a scuola a piedi, giocare per strada e partecipare alla vita della comunità.”
Francesco Tonucci – “La città dei bambini” (1996)

La città del futuro, la città veramente intelligente, sarà sicuramente un luogo molto diverso da quello di oggi, ma potrà approfittare del nostro passato, e di tutte le risorse strutturali che il futuro ci offre senza perdere alcune caratteristiche di fondo che la storia ci ha insegnato: essere luoghi di incontro e di convivenza per tutti, e non luoghi separati e settorializzati per ceti sociali.

Dovremo quindi guardare indietro, non per nostalgia, ma per la consapevolezza morale che il diritto alla città è un diritto di tutti.

Un altro aspetto importante nella filosofia di Tonucci e la sua città dei bambini è la considerazione che promuovere una città a misura di bambino per creare un futuro migliore per tutti è un impegno collettivo che richiede la collaborazione di tutti i cittadini, le scuole, i genitori, gli amministratori, i professionisti sanitari e i progettisti urbani. Un lavoro intersettoriale che coinvolge tutti, per beneficiare tutti.

Ci sono città della rete Internazionale “La città dei bambini” come Fano, Huesca, Jundiaí, Rosario e Buenos Aires che da anni lavorano con un grande impegno e portando avanti trasformazioni molto importanti.

La città di Pontevedra, in Spagna, e’ un esempio lampante delle trasformazioni intraprese sotto le idee di una città migliore per tutti, ma di questo ne parleremo con calma in un articolo successivo.

“Le città sono spazi di coesistenza e sviluppo, e i bambini sono una parte fondamentale di questa equazione. Dobbiamo ascoltare i loro bisogni e le loro prospettive per creare ambienti urbani più equi e attraenti.” – Saskia Sassen, sociologa ed esperta di globalizzazione urbana. La città globale” (1991)

Noi adulti siamo appunto adulti, e vediamo le cose come adulti.

Abbiamo da tempo perso le caratteristiche che invece hanno i nostri cittadini più piccoli: Una prospettiva unica e diversa sul mondo, più vicina al livello del suolo e più attenta ai dettagli sensoriali.

Le loro idee, le loro proposte e le loro osservazioni possono aiutare gli adulti a identificare problemi e soluzioni che potrebbero essere trascurati dagli adulti.

La loro naturale predisposizione alla creatività e all’immaginazione, il loro pensiero inclusivo e divergente, se interpretati correttamente, possono portare a soluzioni innovative e originali per la progettazione urbana.

Anche se obbiettivo della Città dei bambini non è educativo, non possiamo negare che i cittadini in crescita che partecipano oggi con le proprie idee, proposte e proteste, saranno i decisori di domani, e coinvolgendoli e incoraggiandoli fin da bambini a esercitare una cittadinanza attiva, avranno un maggiore senso di identità, appartenenza e responsabilità riguardo la loro realtà.

Allo stesso tempo si rafforzerà il coinvolgimento emotivo verso il loro ambiente pubblico circostante, incoraggiando un maggiore senso di cura e rispetto per la città.

E non e’ difficile pensare che in questo modo, i bambini cittadini di oggi, diventati adulti domani, avranno molto più’ a cuore la salute e la bellezza della propria città.

Una delle prime sfide del Progetto La città dei bambini è affrontare l’ascolto reale e profondo dei bambini.

Creare un canale di ascolto è semplice, ma ascoltare veramente la diversità dei bambini e saperla valorizzare è un argomento complesso, che ha bisogno di preparazione da parte del mondo adulto.

Ma anche questo è un discorso che merita un articolo dedicato e che ci impegniamo a proporre a breve.

“”Non possiamo progettare città intelligenti e sostenibili senza considerare i bisogni e i diritti dei bambini. Sono agenti di cambiamento e la loro partecipazione è fondamentale per costruire comunità più inclusive e resilienti.” – Joan Clos, ex sindaco di Barcellona ed ex direttore esecutivo di UN-Habitat. “Città per un futuro migliore: Dichiarazione di Quito sulle città sostenibili e sugli insediamenti umani per tutti” (2016)

Picture of Ernesto Martire

Ernesto Martire

Socio fondatore e coordinatore amministrativo dell'associazione

Se vi siete persi la conferenza gratuita ZOOM in lingua spagnola alla quale Francesco Tonucci ha partecipato  questo 18 di Aprile alle ore 12:00 – Ora Argentina, seguite questo link

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