Premio Fortuna d`oro 2023

È con grande gioia che annunciamo che la città di Fano ha assegnato a Francesco Tonucci il Premio FORTUNA D’Oro.
La cerimonia si e’ svolta questo venerdì 21 aprile 2023 al “Teatro della Fortuna” di Fano.

La Fortuna d’oro viene assegnata ai cittadini d’eccellenza che hanno conferito lustro alla città di Fano nel mondo.

Tanti auguri Francesco!

Notizia completa su Fano Informa

Discorso integrale di Francesco Tonucci alla consegna del Premio

Premio La Fortuna d’oro

Fano, 21 aprile 2023

Un popolo esuberante ridotto al silenzio

Bambine e bambini del Consiglio dei bambini di Fano, signor Sindaco, signora Presidente del Consiglio, autorità e amiche e amici di Fano, grazie per questo speciale invito.

Envio tambièn un saludo lleno de afecto y de cariño a las amigas y amigos de España y America Latina, liderados por Lorena Morachimo, que nos siguen en striming.

Mio fratello don Paolo il 19 ottobre del 1992 nella sala della Concordia dopo aver ricevuto la Fortuna d’oro, riferendosi al popolo brasiliano, che da 27 anni era diventato il suo popolo, lo definì “un popolo esuberante ridotto al silenzio”. Riprendo questa bella e drammatica espressione per riferirla al popolo dell’infanzia, che da più di 50 anni è il mio mondo di riferimento. Non c’è alcun dubbio che il popolo delle bambine e dei bambini sia un popolo esuberante, vivace, spesso scomodo, e che sia stato ridotto al silenzio, consapevolmente e colpevolmente dal mondo adulto.

A tre anni mio figlio maggiore diceva “babbo ho scoprito” perché sapeva già coniugare i verbi. Tutti i bambini e le bambine di tre anni sanno coniugare i verbi e a sei anni sanno parlare bene. Per tutti loro il linguaggio verbale è il canale di comunicazione più maturo, più efficace. Quando pieni di curiosità e di aspettative entrano a scuola debbono tacere e per almeno 12 anni dovranno tacere perché a scuola si parla solo se interrogati. Quello che sanno fare meglio è loro impedito.

Credo che la proposta più importante che in questi 32 anni del progetto “La città delle bambine e dei bambini” sia stata e continui ad essere proprio questa: dare la parola ai bambini, riconoscere la loro competenza e capacità, riconoscerli come cittadini e non più come futuri cittadini.

Il 27 maggio del 1991 in un Politeama gremito di pubblico e specialmente di bambini, si è tenuto un Consiglio comunale straordinario che ha approvato la nascita del progetto fanese “La città dei bambini”. In quello stesso giorno, e la coincidenza mi sembra significativa, il Parlamento italiano approvava al Legge 176 di Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia approvata dalle Nazioni Unite il 20 novembre del 1989.

Nel mio intervento di apertura del secondo anno, nel maggio del 1992, dicevo: “Vogliamo dare più potere ai bambini. Vogliamo dare la parola ai bam­bini. Vogliamo armare i bambini dei loro diritti ed educare gli adulti ad ascoltarli, senza demagogia, senza ingenuità, ma convinti che i bambini hanno molto da dirci e vale la pena ascoltarli”.

In seguito alla delibera del Consiglio comunale fanese l’allora sindaco Francesco Baldarelli mi chiese di assumere la direzione scientifica del progetto ed io, come forse ricorderà, risposi di sì, ma con una condizione, che da quel momento non sarei stato più dalla sua parte, ma dalla parte dei bambini e quindi, probabilmente, spesso contro di lui. Avrei assunto il ruolo di essere la “cana gusa” per la Amministrazione. I fanesi di una certa età sanno che la “cana gusa” era una canna appuntita che i contadini utilizzavano per pungolare i buoi che tiravano l’aratro.

Credo di non aver mai rinunciato a questo impegno, sia negli anni nei quali ho guidato il Laboratorio di Fano e il suo Consiglio dei bambini, né subito dopo, quando ho guidato l’esperienza di Roma e il suo Consiglio con il sindaco Veltroni.

In quei primi anni del nostro progetto c’era chi diceva che sarebbe durato poco. Ed era una reale possibilità. Tutto quello che riguarda i bambini è fragile e provvisorio, basta distrarsi un attimo, basta dimenticarsene e finisce. E, di solito, i bambini nemmeno protestano, abituati come sono alle promesse generose degli adulti facilmente dimenticate o tradite.

Ma dopo più di 30 anni il nostro progetto è presente in più di 200 città, di 15 Paesi di Europa e America Latina e recentemente ha iniziato la sua presenza in Francia nella città di Montpellier e in Brasile con un grande entusiasmo, proprio di quel popolo esuberante di mio fratello Paolo, con un incontro che ho avuto poche settimane fa nella città di Jundiaì nello stato di San Paulo e al quale hanno assistito rappresentanti di più di 60 città e più di 20 sindaci.

Nel 1996 la gestione del progetto, con l’accordo della Giunta fanese, è passata a Roma, al mio Istituto di Psicologia del CNR, come mio progetto di ricerca e allora ho chiesto a Fano di continuare ad esserne la città capofila, l’esperienza pilota. In quell’anno viene pubblicato il libro “La città dei bambini” prima con la casa editrice Laterza, che ne cura otto edizioni, e più recentemente con Zeroseiup, che pubblica tutti i materiali del nostro progetto. Questo libro è oggi tradotto in otto lingue e porta non solo il progetto “La città delle bambini e dei bambini” in giro per il mondo, ma anche la nostra città di Fano, che in questo libro viene citata più di 80 volte.

Infatti, per spiegare il progetto citavo nel libro le tante esperienze avviate e realizzate in quei primi cinque anni di attività. Ne cito alcune: si apre il Consiglio delle bambine e dei bambini che non ha mai interrotto la sua attività fino ad oggi e che oggi ci onora con la sua presenza; su richiesta dei bambini il Consiglio Comunale delibera il diritto dei bambini a giocare nelle piazze della città; e delibera l’apertura gratuita degli spazi destinati ad attività sportive a pagamento per un periodo pomeridiano; si avviano esperienze di “A scuola ci andiamo da soli” nei quartieri Poderino e San Lazzaro; in questi stessi quartieri si interviene sulle caratteristiche delle strade ampliando i marciapiedi per favorire l’autonomia dei pedoni; Casa Archilei viene difesa da una vendita molto vantaggiosa per rimanere un centro di educazione ambientale urbano; si realizzano alcuni interventi di progettazione partecipata con i bambini su aree della zona porto e di retro-spiaggia; si formano le piccole guide turistiche, che studiano la nostra città e la raccontano in estate a gruppi di bambini e di adulti in visita; tutti gli anni l’ultima settimana di maggio viene dedicata ai bambini con iniziative, incontri e mostre che vedono la partecipazione di molte città italiane e delle prime città straniere: la settimana termina la domenica con la chiusura delle due grandi arterie stradali al traffico con questo cartello: “Oggi le strade di Fano sono state chiuse alle macchine perché sono state regalate ai bambini per giocare”; la segnaletica turistica fanese si rinnova con totem di alluminio di bassa statura a misura di bambino e di persone portatrici di handicap; una campagna intitolata “Io e la mia città”, approvata dal “Ministero della Pubblica Istruzione” (come correttamente si chiamava allora), impegna decine di città per vari anni su diversi temi della città e porta a Fano testimonianze e progetti da tutta Italia, durante la settimana di maggio; con i bambini si valutano proposte per migliorare la permanenza dei bambini presso l’Ospedaletto (l’ospedale pediatrico di Fano) e si studia come potrebbe essere un ristorante e un albergo per essere adatti ai bambini.  

Una attività intensa che purtroppo non ha saputo o potuto mantenere sempre questo ritmo e questo livello negli anni successivi, ma che ha ripreso interesse e forza negli ultimi anni con la sindacatura di Massimo Seri.

Permettetemi ancora una breve riflessione sulla storia drammatica che abbiamo vissuto in questi ultimi tre anni, mi riferisco ovviamente alla pandemia,

La pandemia è stata una prova molto importante per tutti. Molti l’hanno subita avvilendosi e lamentandosi, qualcuno l’ha superata approfittandone per cambiare e crescere. La scuola italiana ha scelto come suo slogan: “La scuola non si ferma”, ma il mondo si era fermato e la scuola dove andava? Effettivamente non si è fermata, è andata avanti con i suoi programmi e ha usato le piattaforme per fare lezione e dettare compiti, e i nostri bambini, chiusi in casa, guardavamo i camion dell’esercito che trasportavano le salme a Bergamo, la scuola spiegava i dinosauri, Napoleone. Mia nipote, che terminava la terza media, studiava il Romanticismo.

In quello stesso periodo noi abbiamo mandato un messaggio ai sindaci delle nostre città, nei diversi Paesi, chiedendo di convocare con urgenza i Consigli dei bambini. Anche noi abbiamo utilizzato le piattaforme che non conoscevamo, ma le abbiamo utilizzate per ascoltare i bambini, perché i bambini potessero parlare fra loro, perché potessero avanzare osservazioni e proposte ai loro sindaci per vivere meglio quel periodo così duro. L’esperienza della scuola, non solo in Italia, è stata  un disastro, ha deluso gli alunni, le famiglie e gli stessi insegnanti. E alla fine ci si è chiesto: quanto gli studenti hanno perso in quei lunghi mesi di isolamento? L’esperienza dei nostri Consigli è stato un successo, è piaciuta ai bambini e alle famiglie, spesso incontri quindicinali sono diventati settimanali. Durante la pandemia il nostro progetto è cresciuto e personalmente ho dovuto imparare ad utilizzare le piattaforme e tenere un numero di conferenze, incontri e interviste come mai prima nella mia vita. La verità è che tutti, anche gli studenti, nonostante la scuola, hanno imparato molto in quei mesi, dovremmo solo essere capaci di farlo emergere e valorizzare.

Alcune significative proposte dei Consigli dei bambini di Argentina: In un incontro con un vice-ministro hanno chiesto che venisse riconosciuto ai bambini il diritto alla connessione informatica e il Governo l’ha approvato; i bambini dell’ospedale pediatrico hanno detto che avevano bisogno di Internet più che dell’ossigeno. Un bambino ha protestato dicendo che potevano uscire di casa il padre, la madre e il cane ma non lui. Una bambina ha proposto di mettere nei computer un bottone per spegnere la maestra.  

Il Consiglio dei bambini di Latina ha proposto il cambiamento dell’articolo 6 del Regolamento di Polizia Municipale che diceva: “Nei luoghi pubblici è proibito giocare” e il Consiglio Comunale lo ha cambiato con: “Il Comuna di Latina, in rispetto dell’articolo 31 della Convenzione dei diritti dell’Infanzia favorisce il gioco dei bambini nei luoghi pubblici e di uso pubblico”.

Rispetto a tutto questo cosa significa questo riconoscimento? Non mi interessa leggerlo come riconoscimento alla mia persona, ma piuttosto come un rinnovato impegno della città di Fano, della mia città, per questo progetto che ha aperto una porta molto importante nella cultura adulta: quello dell’ascolto dei bambini, un ascolto reale, interessato, per approfittare di un altro punto di vista, un punto di vista diverso dal nostro e che, tenuto in conto, arricchisce il nostro. Arricchisce la nostra politica la fa uscire dai pericoli della auto referenzialità, dell’autosufficienza della superbia adulta e la apre alle esigenze degli altri, dei piccoli, degli ultimi.

Con questo premio la città di Fano, in qualche modo rinnova la fiducia e l’impegno per riprendere con convinzione il percorso iniziato nel 1991 e aiuta me a dare risposta ad una domanda che frequentemente mi viene rivolta in molti Paesi, anche lontani quando mi dicono: “Vogliamo andare a conoscere Fano, la città dove è cominciato il progetto La città delle bambine e dei bambini” e aggiungono “Che cosa possiamo vedere di nuovo oltre a quello che abbiamo letto nel libro?”

Ecco, vorrei che la mia città mi aiutasse, che mi desse motivi importanti per invitare le città del mondo a Fano, per vedere concretamente cosa significa ascoltare i bambini e tener conto delle loro proposte.

Io, finché le forze me lo permetteranno continuerò ad accompagnare questo nostro progetto.

Per tutte queste ragioni ringrazio per primi le bambine e i bambini di Fano. Ringrazio Francesco Baldarelli e Massimo Seri per comprendere tutti gli amministratori che si sono succeduti in questi 32 anni, ringrazio Alfredo Pacassoni, Gabriella Peroni, Beatrice della Santa, Paola Stolfa e tutti quelli che hanno portato avanti il progetto.

Dedico questo premio alla mia famiglia, a mio padre, mia madre e a Paolo, ai miei fratelli, figli e nipoti e a chi probabilmente ne sarebbe stata, silenziosamente, più orgogliosa e che sicuramente ne ha avuto il maggior merito.

Grazie

Francesco Tonucci